Lo scorso fine settimana, a Firenze, si è tenuto il Festival Nazionale dell’Economia Civile: protagoniste le imprese ambasciatrici di impegno e sostenibilità, definite “civili” cioè virtuose, o meglio, di qualità.
Queste aziende producono e distribuiscono “valore” e non mero profitto, facendo fiorire persone, idee e territori oltre i confini aziendali. Non solo sono promotrici di una cultura della sostenibilità sociale e ambientale ma anche della fiducia e della reciprocità, affinché avvenga uno sviluppo civile della comunità.
Qualche anno fa un noto “harvardiano” scrisse sull’American Economic Review che l’economia dovrebbe interessarsi non solo dell’allocazione efficiente dei beni materiali, ma anche della progettazione di istituzioni nelle quali le persone siano felici di interagire tra di loro. Fiducia, reciprocità, lungimiranza diventano virtù fondamentali affinché la cooperazione tra individui e stati crei valore aggiunto che non si creerebbe in caso di azioni individuali.
Le aziende civili creano valore e non solo utili: l’economia del futuro è orientata verso il superamento del massimo profitto come unico e principale obiettivo. È ovvio che queste imprese non rappresentano associazioni filantropiche, è logico che rimane necessario ottenere un guadagno dal proprio business e anzi, se si ragiona dal punto di vista della convenienza, le imprese che non si assumeranno alcuna responsabilità dal punto di vista sociale e ambientale rischieranno delle perdite. Il Ceo di BlackRock, il maggiore fondo d’investimento mondiale, infatti dichiara che «senza una motivazione alta che guarda anche a impatto sociale e ambientale, nessuna azienda può prosperare perché rischia di entrare in conflitto con i principali portatori d’interesse (lavoratori, clienti, comunità locali)».
Il nuovo concetto che si è diffuso e ha preso vita nelle coscienze dell’ambito economico è la generatività sociale, un nuovo modo di pensare e di agire, personale e collettivo, che racconta la possibilità di un tipo di azione socialmente orientata, creativa, produttiva e responsabile, capace di avere un impatto positivo sulle forme del produrre, dell’innovare, dell’abitare, dell’organizzare e dell’investire. Possiamo trovare un senso alla nostra vita solo se siamo generativi, se ciò che facciamo lo riteniamo utile e d’impatto per uno solo o per tanti altri nostri simili. L’idea generativista stravolgerà sempre di più in futuro la nostra concezione di valore e benessere, che continuerà certamente a poggiare sulla crescita economica ma che dovrà essere sempre più legata alla sostenibilità ambientale.
Benessere individuale, sociale e la cura della comunità di persone che fonda l’impresa diventa così al tempo stesso fine e mezzo per la produzione di valore condiviso. Le imprese civili suscitano piccoli ma importanti cambiamenti collettivi, hanno processi più sostenibili, prodotti meno impattanti e più utili, con modelli di consumo differenti. Le scelte quotidiane promosse, sia dell’azienda che del consumatore, producono una nuova “cultura” ed evolvono in pensieri condivisi, schemi concettuali, norme, convenzioni e codici valoriali comuni. Sostenendo e aiutando a fiorire le imprese civili, attraverso le nostre scelte di consumo e quindi di investimento, determineremo uno sviluppo civile dell’intera economia.