È ormai scontato ricordare come la pandemia abbia rallentato la realizzazione di piani di sviluppo e reso incerto il futuro del mercato del lavoro, ma nel contempo è importante rilevare come abbia accelerato l’inserimento di nuove modalità operative sostenibili se supportate da adeguata tecnologia e competenze digitali. Ciò ha posto degli interrogativi sul futuro della qualità e quantità delle competenze all’interno delle organizzazioni e su come dovremo prepararci per mantener posizioni di competitività. La centralità quindi del Capitale Umano ritorna a rivestire un’importanza notevole e vanno considerati tutti gli aspetti che possono supportare l’espressione del suo potenziale e superarne gli ostacoli.
Poiché il sistema educativo soffre da tempo un’evidente difficoltà a gestire piani formativi capaci di generare risposte utili e aggiornate alle esigenze dell’impresa, è necessario focalizzare l’attenzione sui processi di sviluppo attivi o da attivare all’interno delle organizzazioni. Lo scenario del mondo del lavoro prevede che entro 5 anni le nuove professioni cresceranno del 13,5%, ciò significa che, entro il 2025, 85 milioni di posti di lavoro potrebbero essere sostituiti a seguito dell’adozione di nuove tecnologie che modificheranno compiti, tipi di impiego e competenze. Questa prospettiva viene bilanciata dalla previsione di nuovi ruoli, si stima che entro il 2022 il 27% dei posti di lavoro sarà costituito da ruoli che ancora non si prevedono e entro 5 anni potrebbero emergere 97 milioni di nuovi posti di lavoro più adatti a soddisfare la nuova relazione fra persona, macchina e algoritmi.
È evidente come la Direzione Risorse Umane debba esprimere una regia chiara nell’attivazione o nel potenziamento di sistemi adatti a compensare il “disallineamento delle abilità all’interno dell’intera organizzazione e affrontare tutti gli aspetti che generano diversity nel bilancio delle competenze, legato ad aspetti culturali e generazionali”.
Da dove iniziare?
Analizzare e stabilire il grado di inclusività determinato dalla cultura digitale nell’intero capitale umano è una fase di analisi indispensabile, per poter stendere i futuri programmi di sviluppo e riqualificazione in grado di rendere dialoganti le diverse generazioni, è necessario inoltre saper sviluppare un’adeguata maturità digitale e stimolare la consapevolezza dell’importanza dell’autogestione dell’apprendimento preservando l’unicità delle persone e la standardizzazione della conoscenza”.