Non possiamo più aspettare. Questo l’allarme lanciato dallo studio OCSE “Getting Skills Right: Future-Ready Adult Learning Systems”, in cui l’Italia risulta in coda alla classifica dei 34 Paesi industrializzati presi in esame in materia di formazione.
Molti Paesi, in particolar modo l’Italia, devono urgentemente ampliare e migliorare i loro sistemi di formazione continua per gli adulti, per aiutare le persone ad adattarsi ai cambiamenti del mondo del lavoro.
Le nuove tecnologie, la globalizzazione e l’invecchiamento della popolazione stanno cambiando la quantità e la qualità delle posti di lavoro e le competenze richieste. I posti di lavoro e le competenze richieste muteranno e se consideriamo la situazione della Penisola osserviamo che il 38% degli adulti ha scarsi livelli di competenze linguistiche o matematiche (uno dei livelli più bassi tra i Paesi OCSE), che quasi 4 persone ogni 10 in età lavorativa hanno più di 65 anni e che molti degli attuali posti di lavoro corrono un rischio di automazione o comunque cambieranno radicalmente. In modo paradossale sono proprio i lavoratori che svolgono le mansioni più “a rischio” coloro che realizzano meno ore di formazione (40%). Solo il 20,1% degli adulti partecipa in attività di formazione e la percentuale scende al 9,5% per gli adulti con competenze basse e al 5,4% per i disoccupati di lunga durata, cioè le fasce che invece necessiterebbero maggiormente di training.
Inoltre viene evidenziata la bassa corrispondenza tra priorità identificate e attività di formazione erogate. Diventa perciò fondamentale fornire una formazione di buona qualità che offra competenze in linea con i reali fabbisogni del mercato del lavoro. In particolar modo dovrebbero seguire questa direzione le piccole imprese italiane, che costituiscono la gran parte del nostro tessuto produttivo, ma per le quali la valutazione dei fabbisogni e la formazione rimangono a volte concetti purtroppo lontani.
Per far sì che ciò diventi possibile sarebbe di supporto anche un maggiore contributo da parte del governo: la spesa pubblica per la formazione nel contesto delle politiche attive del lavoro è molto bassa rispetto ad altri Paesi OCSE, sono necessari finanziamenti più adeguati e costanti.
Non possiamo più aspettare, è necessario promuovere una cultura della formazione sia dal punto di vista dei lavoratori che delle imprese se si vuole che il sistema italiano diventi più competitivo a livello internazionale.